Riporto anche qui l'articolo che ho già pubblicato da altra parte, ma che non tutti sono riusciti a leggere.
Il 7 settembre 1303 ad Anagni successe un increscioso fattaccio, ricordato anche da Dante Alighieri nella “Divina Commedia”. Il Papa Bonifacio VIII venne rinchiuso nel palazzo pontificio di Anagni da emissari del re di Francia Filippo IV il Bello per costringerlo a ritirare la bolla pontificia
Super Petri Solio, che conteneva la scomunica per il re francese. Oltre a ciò gli emissari del re volevano costringerlo a abdicare, e la situazione fu risolta da una sollevazione popolare che liberò il Papa dalla prigionia dei francesi.
Senza scomodare Dante e gli eventi storici, è facile fare un parallelismo tra gli avvenimenti del 1300 e quanto successo venerdì 29 gennaio durante l'assemblea dei soci. Bisogna però ricordare che lo “schiaffo” di venerdì ha le origini da un altro “schiaffo” morale, che è stato dato due anni fa durante l'assemblea ordinaria dei soci di fine gennaio, che prevedeva tra l'altro il rinnovo delle cariche del direttivo. In tale occasione l'assemblea fu volutamente aperta ed immediatamente chiusa sulla base di un pretestuoso cavillo: alcuni soci non avrebbero ricevuto la lettera di convocazione assembleare, lettera che tra le altre cose era stata spedita per vari disguidi in leggero ritardo. Però (guarda caso) tali soci contestatori erano tutti presenti. In realtà si trattò di una mossa studiata per prendere tempo, per poter raffazzonare un direttivo che si contrapponesse ai candidati che si erano correttamente presentati per quelle elezioni. Nella successiva assemblea i candidati che si erano presentati nella prima occasione per varie motivazioni (essenzialmente però a cause del disgusto per i mezzucci usati durante la prima assemblea) non si ricandidarono, e a marzo l'assemblea elettiva sociale elesse gli unici candidati presenti, che sono i componenti dell'attuale direttivo uscente.
Venerdì sera la situazione si è ribaltata. Il comitato elettorale, che nelle ultime tornate elettorali si era dovuto comportare a causa la mancanza di candidature come una specie di “buttadentro nel direttivo", si è trovato a proporre per i ruoli di Maestro di Casa non uno ma due nominativi, e per le cariche di consiglieri non due ma ben cinque nominativi. Però purtroppo non tutte le candidature, che pur erano state presentate nei tempi e nelle modalità corrette, sono state accettate. In base a non ben specificati motivi di “par condicio” è stata creata una lista che come ha definito il presidente avv. Terrano doveva essere “bipartisan”. Non sto a criticare gli accordi che possono essere stati presi: visto il momento terribilmente cupo in cui si trova la società per il suo bene "turandosi il naso" si possono fare operazioni simili. Il problema sta nel fatto che tali operazioni sono state fatte di nascosto, all'ultimo momento, senza chiedere il consenso dei candidati che sono stati estromessi dalla lista. Non credo siamo nella Bulgaria del dopo II guerra mondiale, ne nel 1935 in Italia, altrimenti invece di “Direzione” dovremmo chiamarla “Gran Consiglio”. Lo “schiaffo - mozione d'ordine” è stata una logica reazione, e il “Papa - Presidente” è stato salvato invece che dal “popolo - assemblea dei soci” (infatti la votazione gli è stata contraria) dal ritiro delle candidature di alcuni dei candidati, seguita dalla sua, che ha creato quindi una mancanza di candidati a posizioni chiave del direttivo.
Speriamo che nei prossimi giorni la situazione si ricomponga, anche perché non ci sono schieramenti, ne si può parlare di due correnti. Tutti voglio il bene dell'Adria, l'importante è che non si giochi sporco, e che se per caso alla prossima assemblea i nomi presentati dal Comitato Elettorale saranno più di dieci, anche sulla scheda per la votazione i nomi siano più di dieci.